Aggressività innata, etologia, scimpanzé o razzisti?



Illustrazione Anna Parini


Come un caso di cronaca ci dimostra che "l'animale che mi porto dentro" oltre al caffè si prende anche l'umanità


di Luigi Furno

Qualche giorno fa tre uomini hanno inseguito e poi colpito con pietre e mattonelle un giovane extracomunitario mentre camminava sul ponte di un fiume. Il ragazzo, che stava tornando di sera nella sua abitazione, è stato aggredito e picchiato senza alcun motivo apparente. Aggressività gratuita senza senso. Solo la presenza di alcuni operatori istituzionali che hanno allertato subito le forze dell’ordine, ha potuto evitare il peggio. 

Oggi, il legale dei giovani fermati dalla Polizia nega ogni connotazione ideologica al fatto, disconoscendo il movente razzista e xenofobo del gesto. 

Ma come spiegare un gesto violento che non ha un movente? 

Bisogna chiedersi: l’uomo è per natura violento o no? La risposta ad una domanda tanto semplice non è per nulla scontata e la scienza finora non ci ha aiutato. 

Le teorie in voga fino a poco tempo fa, facevano comunque riferimento a una diatriba fra filosofi piuttosto antica e che è sempre stata presa per buona e su cui si sono costruiti tutti i ragionamenti successivi. 

Secondo Giuseppe Remuzzi: “Prima ancora di Darwin, Thomas Hobbes pensava che gli uomini fossero nient’altro che animali e come tali naturalmente violenti, e si rendeva necessario porre un freno alle loro tendenze distruttive, cercando di tenerle a bada in qualche modo; questo è stato possibile, nel corso dell’evoluzione, grazie a condizionamenti culturali sempre più sofisticati e ancora di più al fatto che la società puniva i violenti, ed è stato così fin dai tempi più remoti. Rousseau, al contrario, sosteneva che gli uomini fossero d’indole pacifica, resi eventualmente aggressivi dalle circostanze, quelle che derivavano dalla modernità, come per esempio la condizione sociale, la sovrappopolazione, certe ideologie, e forse ancora di più la disponibilità nel tempo di armi sempre più sofisticate e tecnologia che uccide”. 

Ci saremmo aspettati che dopo Darwin filosofi e scienziati avrebbero trovato il modo teorico e perché no, magari anche sperimentale, di riconciliare due posizioni tanto lontane. 

Nulla di tutto questo. 

Illustrazione Shout 

Sempre Remuzzi: “Evoluzionisti erano Thomas Henry Huxley e Peter Kropotkin, manco a dirlo uno dalla parte di Hobbes e l’altro seguace convinto delle idee di Rousseau; ne nascono due scuole di pensiero, da una parte quella che si chiamerà di Hobbes-Huxley e dall’altra il paradigma di Rousseau-Kropotkin”. 

Konrad Lorenz in un libro molto popolare sull’aggressività pubblicato nel 1962, aveva fatto notare come solo ratto e uomo, fra tutte le specie animali, uccidono i loro piccoli. Ma allora aveva ragione Hobbes, siamo una specie violenta tenuta a freno dalle regole del vivere civile e non già come sostenevano Rousseau e Kropotkin gente pacifica corrotta dall’organizzazione della società. 

Forse, ma quello che Lorenz non sapeva o di cui non aveva fatto in tempo ad accorgersi, è che anche gli scimpanzé — i più vicini a noi fra i primati non-umani — sono violenti al punto di uccidersi fra loro. 

“Le due teorie” secondo Remuzzi “quella di Hobbes-Huxley e quella di Rousseau-Kropotkin potrebbero essere riconciliate considerando semplicemente che c’è aggressività e aggressività. In una parola, per certi versi i nostri comportamenti assomigliano a quelli degli scimpanzé, in altre circostanze ci comportiamo come tutti gli altri animali”. 

Illustrazione Shout

Qualche esempio? 

Gli scimpanzé, come i tre che hanno aggredito un giovane di colore “senza un movente razzista”, ogni tanto organizzano imboscate nei confronti dei loro simili senza essere stati in alcun modo provocati, per lo più quando sono in tanti e quando sono sicuri di avere la meglio. Wrangham chiama questo tipo di aggressività (ma il termine non l’ha inventato lui) proactive, che è quel tipo di violenza che si esercita senza una vera ragione e, ancora più importante, è sempre violenza premeditata. La cosa che colpisce di più è che l’aggressività proactive è propria degli scimpanzé e dell’uomo ma, salvo che per i bonobo, nessun’altra scimmia e nessun altro animale è capace di aggressività proactive. 

Probabilmente gli artefici di questo tipo di aggressione potrebbero non essere effettivamente spinti da alcun movente, di nessuna natura, ma forse sarebbe il caso si rivolgessero ad un veterinario comportamentista che gli curi lo scimpanzé che vive dentro di loro, che si alimenta delle proprie inquietudini, e che gli gestisce il cervello.

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